Sosteniamo la resistenza dei prigionieri rinchiusi nelle carceri dell’imperialismo

 

 

Palestina

La “Campagna per la Libertà di Ahmad Sa’adat”, nell’ottavo anniversario della sua condanna a 30 anni da parte del tribunale militare sionista, indice una mobilitazione internazionale per i giorni 14 e 15 gennaio 2017 per la sua liberazione e per quella di tutti i prigionieri palestinesi, oltre 7.000 rinchiusi nelle carceri israeliane.

In queste date ricorre il 15° anniversario del rapimento di Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese per volere di Israele, degli Stati Uniti e dei loro alleati. Davanti al tribunale sionista Sa’adat aveva dichiarato: “…voglio ribadire il mio orgoglio di appartenere al movimento rivoluzionario palestinese e alle sue estensioni nei piani regionali, nazionali ed internazionali per formare le componenti del movimento internazionale contro il sistema imperialista.”.

In occasione di questa mobilitazione ribadiamo la condanna dell’Autorità Palestinese per la sua complicità nella reclusione di Ahmad Sa’adat, così come denunciamo la responsabilità degli Stati Uniti e del Regno Unito sia per il suo rapimento sia per la sua detenzione.

Solidarizziamo anche con la compagna Rasmea Odeh, condannata l’anno scorso negli Usa a 18 mesi di carcere e all’espulsione perché accusata di “frode migratoria” per non aver dichiarato i suoi precedenti politici. Rasmea fu arrestata dai sionisti e subì più di tre settimane di tortura sessuale, fisica e psicologica per mano dei militari israeliani. Su ricorso della difesa ora è iniziato negli Usa, il 10 gennaio, un nuovo processo.

 Italia

A Opera-Milano sabato 14 gennaio 2017 si terrà un presidio davanti al carcere a partire dalle h.14.00 contro il 41bis dell’ordinamento penitenziario. In questo carcere 92 celle sono destinate alla tortura dell’isolamento previsto da questo regime carcerario. Questo regime rappresenta la punta più alta del trattamento differenziato che caratterizza il sistema detentivo italiano: chi non piega la testa e non rinuncia alla propria identità è sottoposto al castigo. Adottato trent’anni fa in piena “emergenza” sulla criminalità organizzata si è inasprito ed esteso nel corso del tempo. Circa 700 prigionieri/e sono oggi sottoposti al regime di 41bis e, dal 2005, è applicato anche a militanti rivoluzionari delle Br-Pcc. Il suo inasprimento risulta in armonia con la tendenza a rafforzare l’apparato repressivo dello Stato, a modernizzare le norme giuridiche e coercitive in funzione delle nuove esigenze della classe dominante e delle nuove contraddizioni che si palesano, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale caratterizzato dalla tendenza alla guerra imperialista. E, proprio nella gestione della ricaduta della guerra sul fonte interno, oggi lo Stato di Israele diventa il modello da perseguire, come principale esportatore di strategie, tecnologie ed esperienza concreta (testata sul popolo palestinese) nella gestione del conflitto interno, nell’esportazione dell’industria della violenza.

Rispondiamo all’appello della “Campagna per la Libertà di Ahmad Sa’adat” e alla mobilitazione per la libertà di tutti i prigionieri palestinesi portando la loro voce all’interno della lotta, qui in Italia, contro l’aberrazione del 41bis. Vogliamo affermare, come ci insegnano i palestinesi, che la lotta al fianco dei prigionieri è parte della lotta più generale contro il sistema nel quale oggi viviamo: contro le guerre di rapina e di oppressione; contro l’imposizione sempre più accanita, dentro la crisi, di misure di fame e sfruttamento ai lavoratori e a tutte le masse popolari; contro l’inasprimento e l’estensione della repressione verso chi si oppone, con la lotta, a tutto questo. Arresti, processi, fogli di via, arresti domiciliari sono all’ordine del giorno contro le proteste che si susseguono in ogni parte d’Italia ed aumenta la repressione e le espulsioni di coloro che arrivano in Europa in fuga dalle guerre imperialiste. A ciò si aggiunge il recente attacco alla solidarietà internazionalista con la proposta, anche in Italia, di mettere fuorilegge il movimento di boicottaggio contro l’entità sionista di Israele, il Bds.

Unirsi nella lotta al fianco dei prigionieri! No alla differenziazione e al 41bis!

No alle leggi contro il boicottaggio del regime sionista

                                                                                                                                 

   Fronte Palestina Milano    info@frontepalestina                                           Collettivo Contro la Repressione                                                                                  

                             per un Soccorso Rosso Internazionale
                                                      

13-14-15 gennaio: mobilitazione in solidarietà al Segretario Generale del FPLP Ahmad Sa’adat e a tutti i prigionieri palestinesi

From Collettivo contro la repressione

 

 

15 anni fa, il Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmad Sa’adat, veniva rapito dall’Autorità Nazionale Palestinese per volere di Israele, degli Usa e dei loro alleati. 

8 anni fa, Sa’adat veniva condannato da un tribunale militare sionista a 30 anni di reclusione.

 

Nelle giornate del 13-14-15 gennaio 2017 si è svolta una mobilitazione internazionale in suo sostegno e in solidarietà a tutti i prigionieri palestinesi.

 

A Milano, questa mobilitazione è venuta a coincidere con un presidio tenutosi il 14 gennaio sotto il carcere di Opera a sostegno dei detenuti in lotta e, in generale, di quanti ogni giorno nelle carceri di tutta Italia resistono e non si piegano.

 

Secondo noi, ogni momento di lotta contro il carcere e la repressione dovrebbe includere sempre un riferimento alla situazione internazionale e, quindi, alle lotte dei detenuti e alla resistenza dei rivoluzionari prigionieri nelle varie carceri del mondo. Lotte e resistenze che, spesse volte, si oppongono alla tortura dell’isolamento messa in pratica dagli Stati allo scopo di piegare i prigionieri, annullarne l’identità, estorcere delazioni e fabbricare collaboratori. 

 

Proprio nel carcere di Opera, ad esempio, è recluso in regime di 41-bis il militante delle BR-PCC Marco Mezzasalma. Il compagno è sottoposto a tale regime di isolamento dal 2005, insieme ad altri due militanti delle BR-PCC, Nadia Lioce e Roberto Morandi, rispettivamente reclusi nelle sezioni a 41-bis delle carceri de L’Aquila e di Spoleto.

 

Anche in loro sostegno e in solidarietà al compagno Sa’adat e a tutti i prigionieri palestinesi, abbiamo partecipato, insieme al Fronte Palestina, al presidio sotto il carcere di Opera, diffondendo un volantino e affiggendo striscioni (vedere allegati).

 

CCRSRI

 

ccrsri.wordpress.com

 

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