L’antisionismo non è antisemitismo

 

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Il 3 marzo 2021 alle ore 11.00 si terrà presso il Tribunale di Milano la seconda udienza del processo contro 4 compagni rinviati a giudizio per la contestazione della presenza delle bandiere dello Stato sionista di Israele alla manifestazione del 25 aprile 2018 a Milano, condito con accuse che vanno dalle minacce alla resistenza a Pubblico Ufficiale, aggravate dell’incitamento all’odio razziale.

Si tratta, a tutti gli effetti, di un processo politico che ha l’obiettivo preciso di criminalizzare la solidarietà alla Resistenza del popolo palestinese contro l’occupazione sionista della propria terra e le vessazioni e persecuzioni razziste che subiscono da quasi un secolo con stragi, omicidi mirati, deportazioni, apartheid, torture e anni di galera, al di fuori di qualsiasi stato di diritto.

Il fatto che oggi la giustizia del nostro Stato decida di incriminare dei compagni accusandoli di incitamento all’odio razziale, per aver contestato la presenza delle bandiere di un regime costituzionalmente e visceralmente razzista, più che un dato paradossale è la dimostrazione concreta dell’ipocrisia di una giustizia al servizio degli interessi dominanti che, per la loro proiezione imperialista, vedono in Israele uno dei complici più affidabili, come mostra la fitta rete di scambi che ha al centro il commercio di sistemi di armamento.

Da parte nostra abbiamo l’intenzione di trasformare il processo nei nostri confronti in processo contro il sionismo, in quanto concezione politica razzista e colonialista, e contro l’azione dello Stato di Israele che ne incarna il progetto di occupazione della Palestina e di annientamento delle sacrosante ragioni del popolo palestinese.

Consideriamo inoltre odiosa e respingiamo risolutamente l’accusa di incitamento all’odio razziale. La nostra vita politica, sociale e culturale è sempre stata improntata a combattere il razzismo in qualsiasi forma esso si presenti e consideriamo una vera e propria provocazione essere processati con questa accusa.

Denunciamo anche il fatto che il nostro non è un caso isolato, ma fa parte di una campagna orchestrata a livello internazionale che vede il sionismo all’offensiva nel tentativo di contrastare la solidarietà alla causa palestinese, come mostrano gli esempi di processi analoghi al nostro o le leggi di equiparazione dell’antisionismo all’antisemitismo in Francia, Gran Bretagna e Germania.

Mobilitiamoci perché questo processo non costituisca un precedente che possa discriminare la solidarietà al popolo palestinese, ma ne diventi invece occasione di rilancio.

 

 

Mercoledì 3 marzo ore 11.00 presidio davanti al Tribunale di Milano

 

 

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