Il 17 aprile 2017, più di 1.500 prigionieri palestinesi rinchiusi nelle prigioni di Israele (su un totale di 6.300, detenuti non solo nelle carceri israeliane ma anche in quelle della collaborazionista Autorità Nazionale Palestinese) sono entrati in sciopero della fame, sciopero che tuttora prosegue. La giornata del 17 aprile non è stata scelta a caso, in quanto il movimento di Resistenza palestinese celebra in questa data e da molti anni la Giornata internazionale di solidarietà per i prigionieri palestinesi.
La lotta che i prigionieri portano avanti si pone quali principali obiettivi:
- Fine dell’isolamento
- Fine della politica di detenzione amministrativa
- Miglioramento dell’assistenza medica e della gestione dei colloqui familiari
Non è la prima volta, naturalmente, che i prigionieri palestinesi organizzano una lotta contro le pesanti condizioni detentive. Uno dei più importanti scioperi della fame fu quello che 2000 e, per restare in anni più recenti, quello del 2012.
Anche lo sciopero di questi giorni è molto determinato e vede uniti tra loro prigionieri appartenenti a diverse Organizzazioni politiche.
I prigionieri in lotta elaborano numerosi documenti politici, nei quali invitano alla resistenza e alla lotta sia dentro che fuori le carceri.
La risposta di Israele è stata quella di sempre: REPRESSIONE! Nel tentativo di separare i detenuti tra loro e di rompere i legami tra questi e l’esterno, l’entità sionista ha applicato regimi di isolamento ancora più duri contro molti leader in sciopero della fame; i colloqui con gli avvocati sono stati ulteriormente ridotti o addirittura sospesi; le autorità carcerarie israeliane hanno allestito presidi sanitari all’interno delle carceri stesse, così da evitare eventuali trasferimenti di prigionieri in caso di eventuali ricoveri ospedalieri. Tutto questo unito a continue vessazioni e soprusi da parte delle guardie e delle autorità carcerarie in generale. Oltre a quanto appena descritto, proprio in questi giorni e dopo un mese di sciopero i prigionieri verranno sottoposti al regime di alimentazione forzata, con tutto quello che ne conseguirà.
Ciò non ci stupisce: l’essenza di Israele, così come quella dei suoi alleati imperialisti USA, Italia, U.E., etc., è sfruttamento, repressione e guerra.
Come sempre, i prigionieri palestinesi sono sostenuti in maniera massiccia da tutto il popolo palestinese. Fin dall’inizio dello sciopero della fame si sono svolte e continuano a svolgersi quotidianamente manifestazioni e iniziative in tutte le principali città palestinesi e anche sotto le carceri, alcune delle quali represse duramente.
L’importanza della lotta dei prigionieri palestinesi travalica ampiamente i confini locali, diffondendosi ampiamente su scala mondiale grazie ad una mobilitazione che ha pochi precedenti.
La dimostrazione di quanto detto è presto data: nata inizialmente come una giornata di mobilitazione internazionale, si è trasformata presto in una settimana di lotta ed ormai è più di un mese che prosegue ininterrottamente.
In queste settimane, il movimento internazionale di solidarietà ai prigionieri palestinesi ha sviluppato centinaia di mobilitazioni in tutti i continenti, coinvolgendo centinaia di città e decine e decine di Paesi. Sono stati organizzati cortei, presidi e meeting da Gaza a New York, da Sidney a Parigi, etc.
Anche in Italia, a Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna, Padova, etc., si sono svolte iniziative.
La solidarietà al popolo palestinese, ai prigionieri palestinesi, alle loro lotte e alla Resistenza in generale, è sempre stata espressa dal Movimento rivoluzionario fin dagli anni ’70.
Anche oggi, da parte di alcuni rivoluzionari prigionieri, è forte la solidarietà nei confronti dei prigionieri palestinesi e della loro lotta. In Grecia, ad esempio, numerosi prigionieri anarchici hanno manifestato ancora una volta il loro sostegno a questo sciopero; dal carcere di Maghaberry, in Irlanda del Nord, alcuni prigionieri nordirlandesi hanno scritto un comunicato di solidarietà ai detenuti palestinesi in lotta; in Francia, nel carcere di Lannemezan, alcuni prigionieri baschi, marocchini, algerini e tunisini –insieme al prigioniero comunista libanese Georges Abdallah- hanno manifestato la loro solidarietà, anche attraverso uno sciopero della fame portato avanti per tre giorni.
Georges Abdallah, vogliamo ricordarlo, è da 33 anni detenuto in Francia proprio per il suo impegno nella lotta antimperialista e a sostegno del popolo palestinese.
È importante sostenere questo sciopero della fame e in generale la lotta dei prigionieri palestinesi in quanto è un contributo necessario per potersi schierare coerentemente a fianco della Resistenza del popolo palestinese, contro l’imperialismo e il sionismo.
Così come la solidarietà militante e di classe ai rivoluzionari prigionieri in Italia e nel mondo è condizione necessaria e deve essere parte integrante della lotta contro il capitalismo e gli Stati imperialisti, per una prospettiva rivoluzionaria in senso comunista.
CONTRO L’IMPERIALISMO E IL SIONISMO!
SOLIDARIETÀ AI PRIGIONIERI PALESTINESI IN LOTTA E A TUTTI I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI NEL MONDO!
Collettivo Contro la Repressione per un Soccorso Rosso Internazionale
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